Negli articoli precedenti abbiamo ampliamente parlato della difficoltà generalizzata di accesso al credito e come questa sia sentita maggiormente dalle PMI.
Abbiamo anche cercato di spiegare come uno degli aspetti fondamentali per attenuare questa restrizione sia rivedere gli Accordi di Basilea II
.
Oggi vorrei soffermarmi su un aspetto a mio avviso molto importante: le valutazioni qualitative.
E’ vero che negli accordi originari di Basilea 2 erano previsti requisiti qualitativi ma di fatto difficilmente qualche banca ha mai provato a tradurli in veri indicatori.
Le banche utilizzano i sistemi di valutazione basati sul rating in modo troppo rigido e meccanico esaminando solo i dati di bilancio e non attribuendo il giusto peso alle informazioni di tipo qualitativo. Si basano solo sui numeri tralasciando elementi essenziali quali ad esempio la storia dell’ imprenditore, la strategia aziendale, la reputazione ovvero l’ andamento storico dell’ azienda.
Se una banca dà i soldi ad un’impresa che li ha sempre restituiti, ciò significa che l’ impresa è affidabile: questa è la miglior valutazione che si possa fare.
I parametri di bilancio “ freddi ” non fotografano mai un’ impresa, ma ancora meno una piccola impresa, e certamente non possono essere l’ unico criterio di riferimento in un momento di crisi come questo.
Si chiede alle banche di sostenere le imprese che, se anche in questo momento hanno “ brutti ” bilanci, hanno sempre avuto una storia imprenditoriale seria in modo tale che, terminata la crisi, potranno continuare a stare sul mercato.
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A cura di Dott.ssa Alessandra Gervasi Ufficio Finanziamenti Plan Consulting
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